Sfuggire alla rappresentazione oggettificante e intrisa di male gaze che spesso domina l’immaginario fotografico e cinematografico del corpo nudo femminile. Attraverso una serie di scatti, esploro la possibilità di percepire il corpo non come un’entità unica e definitiva, ma come un frammento di un tutto fluido e in continua trasformazione. Il corpo diventa evanescente, scomposto, avvolto in una nebbia di frost, spingendo lo spettatore a interrogarsi: il tutto che vediamo appartiene a noi o è plasmato da una società che impone una rappresentazione univoca e dogmatica? “Is my body mine?” non è solo una domanda, ma un invito a riflettere sul rapporto tra identità, corporeità e sguardo sociale.