Questo progetto fotografico indaga la complessità del rapporto tra corpo, identità e spazio attraverso il dialogo di due sguardi: quello di chi guarda e di chi viene guardato. Romeo si presenta sia come soggetto che come autore: la foto non è solo strumento di raffigurazione, ma anche un atto di affermazione attraverso un lavoro a 4 mani che mescola digitale e analogico. Il progetto si concentra sul corpo di Romeo, riconoscendolo come materia viva e presente nello spazio. Il corpo racconta un’identità specifica radicata nella propria fisicità, un territorio abitato e riconosciuto, un veicolo di autodeterminazione al di là di stereotipi e archetipi imposti da dogmi binari. Questa narrazione visiva si costruisce mediante una collaborazione tra la fotografa e Romeo, che si fa fotografare e si fotografa appropriandosi della sua immagine. Con la volontà di rendere il suo corpo tangibile e visibile, Romeo dichiara: “Io un corpo ce l’ho, non voglio più essere invisibile” sia con le parole che con le immagini. La centralità dei gesti sottolinea la potenza espressiva di un’identità dissidente, che rifiuta il silenzio e la marginalizzazione. Romeo emerge con dolcezza e determinazione, superando la riduzione a corpo medicalizzato e abbracciando l’ampiezza delle sfaccettature che definiscono l’identità personale. Il suo corpo non è più dissonante, ma congruente con chi è e come vuole essere, pieno di presenza.